Continuiamo ad andare controcorrente in questo agosto che assomiglia più a un principio di settembre, mentre qui c’è un cantiere aperto per un nuovo progetto legato alla patente, che però mi fa sentire un po’ come l’omino sull’opera di Clet Abraham: un lavoro rilassante, entusiasmante, dove inizio a intravedere qualcosa che mi piace davvero tanto.
Clet Abraham è un artista di origini francesi che vive e lavora a Firenze. Le sue sono opere di Street Art, e sono realizzate principalmente con stickers attaccati ai segnali stradali (senza occultarne il significato), per rendere accessibile l’arte anche a chi di solito non ha la possibilità di usufruirne, e per entrare in contrasto diretto con le costrizioni imposte dai segnali stessi, che più in generale rappresentano le autorità. Sul suo sito www.clet.com trovate alcune delle sue opere più famose, che sono arrivate da tempo sulle strade di tutto il mondo.
PatenteLab
Guidare è per alcuni un’attività semplice e rilassante, per altri fonte di ansia e nervosismo: succede che tante persone, durante la fase di apprendimento degli automatismi necessari ma anche con la patente già in tasca, si sentano sempre profondamente inadeguate, convinte di non poter migliorare in nessun modo, di dover continuare ad affrontare ogni viaggio con lo stesso stato d’animo di un esploratore senza mappa.
C’è un grande autore italiano che, con infinita ironia, ha fotografato e poi descritto benissimo questa condizione: fatevi due risate con questo breve estratto da La casa del mago di Emanuele Trevi.
Nel gran teatro del mondo faceva parte della minoranza di attori che non ci credono mai fino in fondo, non si identificano con la parte, e qualunque cosa dicano o facciano sono consapevoli di recitarla. Queste persone sono incapaci di compiere le attività più banali avvolgendole di un comodo velo di abitudine, e danno facilmente l'impressione di trascorrere l'esistenza in un perenne apprendistato. Uno degli spettacoli più istruttivi, a questo proposito, era vederlo guidare. Qualcuno in un passato mitologico doveva avergli dato la patente. Forse nel dopoguerra, durante gli anni della ricostruzione, non andavano troppo per il sottile, distribuendo patenti come incentivi alla speranza. Lui comprava sempre delle Citroën; non so perché amasse questa marca, forse gli piaceva il nome, o più semplicemente non gli andava di pensarci. Ma finché ha guidato, gli è stato impossibile trasferire alla sfera dell'automatismo, come fanno tutti, la maggior parte dei gesti necessari, concentrando esclusivamente l'attenzione sulla situazione e sui possibili imprevisti. Lui, tutto al contrario, se metteva la freccia aveva l'impressione di tentare un esperimento mai osato dal genere umano. Osservava il movimento dei tergicristalli come un prodigio possibile solo sulla sua Citroën. Soprattutto, nell'entrare e uscire da un parcheggio dava l'idea di affrontare un'avventura rischiosa quanto la caccia a Moby Dick: come se avesse appena scoperto che sì, le macchine si possono parcheggiare tra uno spostamento e l'altro. Quando ingranava una marcia, in genere producendo sinistri barriti in tutto il meccanismo, gettava sempre un'occhiata al pomello della leva, con la concentrazione e la meraviglia del primo uomo al mondo che avesse ingranato la prima o la terribile retromarcia, cosa che lo costringeva ai più inverosimili e angosciosi contorcimenti, non avendo mai compreso fino in fondo lo scopo e la funzione degli specchietti retrovisori. Spesso poi, neanche fosse un Arlecchino in vena di scherzi al padrone, il cambio fingeva sì di muoversi, ma in realtà era sempre in folle: allora la macchina rombava, ma rimanendo, con sua visibile costernazione, completamente immobile. Lo spettacolo più edificante era vederlo procedere, a una velocità che poteva andare dai trenta ai quaranta all'ora, al centro della carreggiata come la statua del santo nelle processioni di paese. In quei momenti il traffico non era più traffico, con tutta la sua casualità e il suo disordine: come se gli altri guidatori, permettendo il passaggio di mio padre, partecipassero a una coreografia da musical, diretta da un'onnipotente dio-regista allo scopo di conservare indenni il guidatore e i suoi eventuali passeggeri. Le mani saldamente strette al volante, protendeva il busto in avanti, quasi volesse affacciarsi, sporgersi oltre il cofano per controllare di che materia, quel giorno, fossero fatte le strade. Dal canto suo la macchina collaborava all'avventura mettendo in azione autonomamente schizzi d'acqua, soffi di aria calda o gelida, indecifrabili spie luminose. Il mondo finiva per assomigliare, come in certe leggende medievali, al dorso di una balena sul quale procedeva, ignara del pericolo, una lentissima, singhiozzante, ammaccata Citroën blu.
Se avete l’impressione di trovarvi perennemente sulla Citroen blu di Mario Trevi, o avete smesso di guidare perché il cambio continuava a farvi degli scherzetti, o ancora vorreste ricominciare a guidare ma non avete capito a cosa servono gli specchi retrovisori, siete invitati a scoprire PatenteLab, un laboratorio innovativo, che non si vuole (e non può) sostituirsi al lavoro dell’istruttore di guida, ma che serve a completarlo. Una sorta di approccio multidisciplinare alla patente: perché per guidare non basta saper usare una frizione e un cambio, ma serve coordinazione, riflessi pronti, allenamento, un giusta predisposizione d’animo e tanta, tanta pazienza.
PatenteLab riunirà una serie di professionisti che apparentemente non c’entrano nulla con la guida, ma che in realtà sono fondamentali: in cosa possano essere utili osteopati, fisioterapisti, psicologi o insegnanti di yoga e cross fit lo scoprirete presto:
lunedì 9 settembre alle ore 21:00 su Google Meet
Sarà una serata di presentazione del progetto, dove potrete capire come sia possibile creare un percorso personalizzato per ognuno, che tenga conto delle esperienze passate, delle paure, delle problematiche tecniche dell’apprendimento. Una bella storia sta per inizare… se anche tu vuoi farne parte, scrivimi: ti manderò il link per l’incontro!
Nel frattempo non mancheranno ospiti interessanti nel frangente Donne e Patente: esempi positivi che possono essere stimolanti per tutte, e che sto cercando di incontrare di persona per qualche chiacchiera tutta per voi (e chissà, magari anche per coinvolgerle in PatenteLab). Oggi vi segnalo la newsletter di Laura Broglio, Trucking La.B: lei è autotrasportatrice e sta già facendo un lavoro enorme su tutti i suoi canali social, in tutti gli ambiti del suo lavoro (stereotipi di genere ma anche performance a tutti i costi)… seguitela e ve ne innamorerete subito!
Aspetto i vostri messaggi, ci vediamo il 9 settembre!
Brava bravissima! 💪🏻
Io ho la patente da vent’anni ma da vent’anni non guido, a settembre DEVO ricominciare (devo, l’ho già detto?) e ho sufficiente terrore di farlo. Mi sa che questo lab fa per me 😅